Il demansionamento infermieristico non è solo un problema sindacale o giuridico: è una ferita aperta che continua a sanguinare nella quotidianità dei reparti. È un tema scomodo, ma necessario. Un fenomeno che, a furia di essere normalizzato, rischia di snaturare completamente il senso della nostra professione.
Perché sì, dire che “tanto lo facciamo tutti” non rende giustizia a ciò che siamo. E soprattutto, non fa bene né agli infermieri, né ai pazienti. Perdere tempo, energie e competenze su attività che non ci competono significa toglierle all’assistenza infermieristica vera, quella per cui ci siamo formati e responsabilizzati.
Ma quali sono, nel concreto, queste attività che NON rientrano nelle nostre competenze?
Ecco un elenco – crudo e reale – di ciò che ogni giorno ci viene chiesto, in molti contesti, ma che non fa parte del nostro profilo professionale:
- Riassettare il letto e cambiare la biancheria
- Smaltire sacche di urina
- Sostituire i pannoloni
- Rispondere ai campanelli
- Soddisfare richieste legate alla quotidianità (alzare tapparelle, aprire bottiglie, porgere oggetti, ecc.)
- Alzare o abbassare lo schienale del letto
- Aprire e chiudere finestre e porte
- Prendere vestiti, scarpe e oggetti dall’armadio
- Vestire il paziente
- Spostare fisicamente pazienti da soli, alzandoli dal letto o dalla carrozzina
- Usare padelle e pappagalli, svuotarli e pulirli
- Imboccare i pazienti
- Effettuare cure igieniche complete
- Trasportare pazienti barellati verso altri servizi
- Lavare e asciugare materiale da sterilizzare
- Pulire e rifornire carrelli e armadi
- Smaltire materiale sporco usato per l’assistenza
- Spostare letti, comodini e materassi tra le stanze
- Accendere e spegnere la televisione
- Chiamare i parenti per conto del paziente
Cosa c’è di sbagliato?
A prima vista, tutte queste attività sembrano gesti di assistenza e vicinanza. E infatti lo sono. Ma sono mansioni che competono ad altri profili: operatori sociosanitari, ausiliari, personale di supporto.
Il problema è che quando queste incombenze ricadono sistematicamente sugli infermieri, si crea una distorsione pericolosa:
- Si sottrae tempo all’osservazione clinica, alla valutazione, alla pianificazione dell’assistenza, alla somministrazione sicura della terapia.
- Si nega l’importanza dell’autonomia e della responsabilità dell’infermiere.
- Si abbassa il livello di qualità dell’assistenza per tutti.
Non si tratta di “tirarsela”
Rivendicare il proprio ruolo non è arroganza, è tutela. Per noi, certo. Ma anche e soprattutto per i pazienti. Perché se un infermiere è occupato a cambiare una tapparella, forse da qualche parte una flebo è rimasta indietro. Se è impegnato a cercare un telecomando, magari non ha visto un arrossamento che poteva essere evitato.
Il demansionamento non è solo colpa di chi lo impone
A volte, siamo noi a normalizzarlo. Per abitudine. Per senso del dovere. Perché “è sempre stato così”. Ma la nostra professione merita di più. E lo meritano anche gli OSS, quando vengono scavalcati da chi fa tutto, snaturando anche il loro ruolo.
Riflettere su questo elenco non è un atto di ribellione. È un atto di consapevolezza. Ogni professione ha il suo valore e le sue competenze. Rispettarle tutte è l’unico modo per offrire ai pazienti un’assistenza realmente efficace, sicura e dignitosa.
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